Questa è una dichiarazione di interdipendenza.

Il seguente testo è stato scritto a più mani durante un laboratorio svoltosi a Ovestlab (Modena) il 3 e 4 febbraio 2024.
Ne suggeriamo la lettura insieme a:

  • questo articolo che spiega le premesse del laboratorio

  • quest’altro testo scritto a più mani (in prossima uscita) che decreta la fine di un’organizzazione

  • un articolo (in prossima uscita) che illustra il metodo di facilitazione e gli strumenti utilizzati durante il laboratorio.

Illustrazione di Sebastiano Pirisi


Questa è una dichiarazione di interdipendenza.

Partecipiamo alla sua scrittura in quanto individui – cioè entità integre e compatte, con relazioni esterne a noi; 

in quanto dividui – cioè entità composite e plurali dove convergono le relazioni che ci producono; 

e in quanto condividui – cioè entità impegnate in progetti, attività, tentativi, procedure, consapevoli o inconsapevoli, messe in atto per tessere racconti, tracciare connessioni, coltivare relazioni e contrastare la dispersione insita nella molteplicità costitutiva dei singoli.

bisogni e valori

Dichiariamo la nostra interdipendenza quale condizione di partenza per il soddisfacimento di alcuni nostri bisogni personali e collettivi: il bisogno di cura, di sicurezza, di affinità, di connessione, di condivisione, di reciprocità, di celebrazione, di fiducia, di prossimità, di stima, di supporto, di divertimento, di armonia, di ispirazione. 

Dichiariamo la nostra interdipendenza quale luogo in cui si manifestano alcuni nostri valori relazionali: 

  • La connessione a noi stessə, agli altrə, al territorio; 

  • La partecipazione ai processi costitutivi della realtà che ci circonda; 

  • Il civismo, inteso come intenzione di ciascuno di mettere il bene comune prima di quello individuale e di classe; 

  • La reciprocità come modalità aperta e generosa di distribuzione delle risorse; 

  • La riconoscibilità nel senso di possibilità di identificare le affinità, la reciproca attrazione, la simpatia. 

Dichiarando la nostra interdipendenza riconosciamo di muoverci l’unə verso l’altrə con propensione e desiderio. L’autonomia è condizione necessaria all’interdipendenza. Rinunciamo a ogni forma di coercizione (agìta e subìta) nell’esercizio della nostra interdipendenza. 

confini affinità

Dichiariamo la nostra interdipendenza non per definire il confine di qualcosa che ci contenga, o per tracciare un limite condiviso e delineare un “dentro” (in cui staremmo noi) e un “fuori” (in cui starebbero gli “altri”). A tutto ciò preferiamo concentrarci sulle nostre affinità. 

L’affinità è ciò che collega ciascunə di noi. Ciò che sta un po’ al di qua e un po’ al di là dei limiti di ciascunə. È lo spazio che ci separa: non vuoto, ma pieno delle nostre storie, delle nostre somiglianze, del nostro desiderio. La nostra affinità segue la continuità, vive nelle sovrapposizioni, si esprime nei contesti che creiamo e nei pretesti che architettiamo per condividere momenti di gioia. 

pretesti e contesti

La propensione e il desiderio ci incoraggiano a cercare, a creare pretesti e contesti per godere delle nostre affinità e soddisfare i nostri bisogni in maniera collettiva. 

Creiamo pretesti con una mentalità di abbondanza: ogni pretesto genera un incontro, ogni incontro è un lusso e una goduria. Creando pretesti, creiamo occasioni di godere della nostra reciproca compagnia. 

Creiamo pretesti d’incontro per coltivare interdipendenza e autonomia in una società che ci vuole isolati, esautorati e dipendenti. In questo senso, creare pretesti è un atto di resistenza e di piacevole disobbedienza. 

Ogni pretesto configura, di volta in volta: 

 ◦      spazi, luoghi fisici o digitali di confronto e supporto reciproco

     approfondimenti verticali su temi d’interesse

𑁋     corsi e percorsi formativi

      rituali e incontri ciclici 

O combinazioni di questi elementi, o altri elementi ancora, secondo il desiderio e l’immaginazione di ciascuno e della collettività. 

Eppure, vale anche il più semplice dei pretesti: voler vederci è un pretesto per vederci. 

federare la vita

La creazione di pretesti e contesti in cui coltivare ed esprimere le nostre affinità è un processo che chiamiamo federare la vita. 

Attività propria del condividuo è quella di – pur mantenendo la propria struttura autonoma e la sua identità plurale – dare vita a collettività, a organi comuni con particolari obiettivi condivisi, poteri e responsabilità. 

Nel federarsi, ciascunə gestisce le proprie risorse e quelle messe in comune con la finalità di rispondere ai bisogni propri e della collettività. Federarsi non è un atto dovuto a nessuno e non avviene con l’obiettivo di massimizzare, moltiplicare, utilizzare strategicamente le risorse comuni per produrre valore a vantaggio di qualcuno o qualcosa. 

Ogni federazione è anche un esercizio di autonomia: ciascun membro conserva l’autonomia di soddisfare i propri bisogni anche al di fuori di essa; la federazione stabilisce le sue proprie regole, senza conformarsi alle imposizioni di alcuna sovrastruttura; la federazione determina le interazioni che la definiscono e le tecnologie sociali che più sostengono la sua esistenza e i suoi obiettivi.  

Ogni federazione è fresca e fragrante. Si fa con gioia, si consuma convivialmente. Si esaurisce prima di diventare stantìa. Si (ri)prepara all’occorrenza. Serve come il pane, e come il pane accompagna portate dalle più semplici alle più sofisticate.

Firmano il manifesto Daniele Bucci, Matteo Di Cristofaro, Domenico Di Siena, Viola Petrella, Sebastiano Pirisi, Silvia Tagliazucchi.

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Immaginando il futuro, possiamo ri-creare noi stessi